Thomas Joshua Cooper
International waters
Uno tra i più affermati e stimati “landscape artists”, Thomas Joshua Cooper, come Richard Long ed Hamish Fulton, è un viaggiatore. Un artista nomade le cui straordinarie fotografie sono realizzate in serie ed in suggestivi luoghi molto spesso situati alle estremità del globo. Le immagini nascono solo dopo prolungate considerazioni ed attraverso un processo che può richiedere ore tra attesa, osservazione e riflessione. Le fotografie in bianco e nero vengono scattate con un grande ed “obsoleto” banco ottico 18 x 13 cm del 1898, ben noto ai fotografi dello scorso secolo, e, prima del processo di stampa, vengono sottoposte ad un trattamento a base di cloruro di selenio ed oro.
I lavori presentati in occasione della prima mostra a Roma del fotografo americano, fanno parte di “The World’s Edge – The Atlantic Basin project”, un epico sforzo intrapreso nel 1990 di tracciare una mappa delle isole e delle terre che circondano l’intero oceano Atlantico, a partire dall’Europa e dall’America. Cooper intraprende spedizioni solitarie in luoghi spesso disabitati ed inospitali, minuziosamente rintracciati sulla carta geografica e scelti in base alla loro estremità geografica. I lavori di Cooper cercano di delineare la memoria del paesaggio nella storia segnata dai benefici e dai rischi della globalizzazione, per esempio At the World’s Edge—Southwest-most—Looking towards the New World—the North Atlantic Ocean segna l’inizio della circumnavigazione del globo compiuta da Magellano. Non si tratta perciò solo di geografia: “It is about place and memory, about historical identity and contemporary hopes and fears – and finally about silence and slowness” (“Si tratta di luoghi e di memoria, di identità storica, di paure e speranze odierne – ed infine di silenzio e lentezza”. (A. Harkness, Sojourns in The Archive: Photographs of The Atlantic Basin).
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