Peppe Perone
e
Esther Stocker
Peppe Perone
Nelle sculture di Peppe Perone ciò che è destinato ad essere trascurato, come degli oggetti di uso comune, appare come ciò che è originario. Un labirinto di accostamenti cristallizzati nella sabbia, sospende il flusso di deperibilità della materia uniformandone la superficie e scongiurandone la scomparsa. Tubi di plastica e vetroresina diventano colonne di bicchieri di carta in tutto simili a castelli di sabbia, in cui l’immediatezza della percezione visiva permette di scorgere l’idea di una metropoli con fondamenta che poggiano su pilastri usa e getta. Gli elementi della natura si riconoscono come citazioni dell’identità geografica dell’artista le rane, i gechi, i pesci tante volte presenti nelle sculture appartengono agli spazi in cui Peppe vive e lavora, la finestra è quella del suo studio che offre alla vista scenari naturalistici del tutto familiari.
Dal 2002 anno in cui si distingue come miglior giovane artista nella Sezione Anteprima del MiArt fino alla Anteprima presso il Palazzo Reale di Napoli della Quadriennale di Roma, la sabbia è il vettore costante per la rappresentazione di oggetti che ancorché legati al mondo privato appartengono in ogni caso al comune immaginario collettivo.
(Chiara Vigliotti)
Ester Stocker
Esattezza incerta.
Queste strutture non si possono vedere con uno sguardo – le si devono costeggiare con lo sguardo. Questo è un principio che vale per la maggior parte delle opere della Stocker: la percezione globale – dunque la percezione di modelli, tessuti – viene sistematicamente resa difficoltosa fino a diventare impossibile, così che l’osservatore deve cimentarsi nel riconoscimento delle forme.
(Thomas Amonn)
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