Kasper Bosmans
c/o
Raffaella Crispino
quarto appuntamento del ciclo c/o – an alternate correspondence a cura di Marianne Derrien
1/9unosunove è lieta di presentare Kasper Bosmans c/o Raffaella Crispino – an alternate correspondence, la quarta e ultima mostra del ciclo curato da Marianne Derrien. Il dialogo e la corrispondenza tra Crispino (Napoli, 1979) e Bosmans (Lommel, 1990) è iniziato un anno fa durante il periodo di residenza all’HISK in Belgio. La mostra che hanno concepito congiuntamente per 1/9unosunove esplora la relazione tra tempo e cultura, tra la storia personale e quella collettiva, tra la narrazione e i sistemi di pensiero.
Crispino e Bosmans hanno realizzato insieme l’opera Fountain, l’installazione principale della mostra. Ispirata a un video su Youtube raffigurante la costruzione fai da te di un moto perpetuo, la scultura è il risultato di questo ingenuo e inesperto tentativo, il cui obiettivo utopico è quello di creare qualcosa che eviti di riferirsi al tempo, ma che in realtà rivela come la misura di questo sia inevitabile. Attraverso questa macchina-fontana – realizzata con una bizzarra rete di tubi di plastica appesa al soffitto della galleria e riempita con acqua corrente – viene evocata la realizzazione di una antica utopia, indagando le sue possibilità estetiche e le sue potenzialità o i suoi fallimenti fisici.
Riarticolando il flusso del tempo e dello spazio nella mostra, Fountain offre lo spunto per una correlazione al nuovo corpo di lavori di Raffaella Crispino. Untitled (time zones), una tenda d’organza lunga e leggera che rappresenta il planisfero dei fusi orari realizzato con la tecnica del patchwork, si riferisce alle regole geopolitiche dettate dai sistemi economici e dagli interessi politici attraverso una dimensione sensuale e poetica. Questo progetto dialoga con Samia, un’installazione di tessuto che si riferisce alla giovane atleta somala Samia Yusuf Omar morta nel 2012 a bordo di un’imbarcazione clandestina al largo della Sicilia nel tentativo disperato di raggiungere le Olimpiadi di Londra. Composta da tessuti africani e una toile de Jouy con il tema Les Plaisirs de la campagne nel quale Crispino dipinge di nero i personaggi, l’installazione è un omaggio critico ai sogni persi, alla clandestinità e al dramma quotidiano delle navi che affondano lungo le coste della Sicilia, alla sfida e alla speranza.
Considerando la nostra relazione ciclica con il tempo e lo spazio, Crispino s’interroga sulla reinterpretazione storica e sull’alterazione delle interpretazioni personali. Ideato e realizzato a Bruxelles, Ceci n’est pas un livre è un lavoro legato alla nostra possibilità di entrare e uscire dal sistema artistico. Ognuno dei tre volumi è costituito unicamente dai frontespizi di libri di generi diversi. Pagina dopo pagina, i titoli annunciano un libro che non sembra mai iniziare, ma che comunque conduce il lettore attraverso una storia particolare collegata al sistema dell’arte, come fosse una richiesta di permanenza e continuità.
Con un approccio antropologico intuitivo, il giovane artista belga Kasper Bosmans guarda alle tradizioni socio-culturali che caratterizzano l’arte e ciò che ci circonda. Osservazioni e disegni specifici di un contesto – del mondo naturale, dei costumi popolari, o dei materiali locali – ispirano la sua ricerca artistica. Bosmans ha una predilezione per l’utilizzo di diversi media, dalla pittura al disegno e all’ingegneria; ma anche per letture interdisciplinari di rituali etnografici, per la filosofia del primo Rinascimento e per i romanzi fin-de-siècle.
Legend è una serie di cinque gouache su legno che tenta di chiarire le procedure utilizzate per la creazione dei lavori presentati in mostra. Bosmans accompagna il suo lavoro con spiegazioni visive relative al contenuto o al processo. Come una legenda, l’opera fornisce le chiavi di lettura per un’interpretazione alternativa del progetto. Legend, riprendendo elementi da altre opere, gioca un ruolo importante anche in Pearls and Waves. Fatta di tessuto, quest’opera riproduce il motivo cintamani, una decorazione a onde di perle e gemme derivata dalla fantasia delle stoffe tigrate, che si credeva avere un influsso benefico sulla vita di chi la guardasse. Originariamente la pietra cintamani, come la pietra filosofale occidentale, era di quelle che realizzano i desideri, e che svolse un ruolo fondamentale nelle società indù e buddiste. Il motivo decorativo divenne simbolo di potere e di lusso tra i potenti ottomani, e fu utilizzata come stendardo nella battaglia di Lepanto. Alcuni studiosi ritengono che questo motivo indu-buddista sia stato utilizzato in maniera ironica dai governatori islamici dell’Impero Ottomano. Provenendo dal Nepal, dove l’artista ha tessuto Pearls and Waves, l’opera è transitata per Dubai, poi ad Anversa e infine a Roma, raccontando la storia di questo spostamento nel tempo e nello spazio.
Come risultato del loro dialogo e della loro comune ricerca, il video di Bosmans, O mio babbino caro, Maria Callas, sembra rispondere al video di Crispino Quand on s’aime che mostra Michel Legrand e Nana Mouskouri che cantano la stessa canzone in due diversi momenti della loro vita. Allo stesso modo, il film di Bosmans è una raccolta di stralci di performance dal vivo della famosa opera di Puccini. La somiglianza dei gesti registrati nel corso degli anni è accentuata dalla rimozione del sonoro dal video.
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