Isca Greenfield Sanders
Carla Mattii
Silvia Zotta
Un desiderio sotteso di unire l’amore per l’era della riproducibilità tecnica con la manualità della ricerca. L’ouverture della galleria unosunove è un coro di tre soliste per cui non è necessario trovare il comune denominatore: le meccaniche sono agli antipodi, i materiali e gli strumenti dissimili, mentre la poetica consimile traduce l’idea di fermare il tempo contingente, quale elemento centrale nelle tre proposte.
Isca Greenfield Sanders lavora e vive a New York, ha esposto al P.S.1 e nelle gallerie Goff and Rosenthal, Galeri Klüser a Monaco, John Berggruen a San Francisco. Tradizione e tecnologia procedono insieme su binari paralleli, non hanno bisogno di incontrarsi, sono necessari e distinti entrambi, come se il procedimento per gradi che consente di arrivare all’esito finale fosse compensatorio. E’ una diapositiva l’origine di tutto, un ricordo i cui dettagli vengono riprodotti alla perfezione attraverso pigmenti trasparenti che esaltano la lucentezza dell’olio e l’intensità della luce, per ritrovare un archetipo dentro fotografie scattate da estranei sulla spiaggia e poi trasformate in pittura; il colore è steso, dosato, calibrato fino a desiderare di esprimere il cielo e il mare facendo a meno del blu e del nero. Al principio crea una piccola stampa su carta di riso per poi coprirla di inchiostro e gouache e rendere la foto un bozzetto. Da una scansione successiva e un minuzioso studio dei dettagli si arriva alla dimensione di una grande tela. Lieve, come le evoluzioni che la natura compie per garantirsi la riproduzione.
Carla Mattii definisce il suo procedere alchemico e onirico al contempo, e dichiara di sentirsi predestinata, da un’amore sconfinato per i giardini, a ottenere piante e fiori immaginari con un innovativo scanner 3D in grado di trasformare la polvere di nylon in materia. Anche qui i ritmi sono tali da dilatare l’elemento temporale impalpabile eppure sempre insinuante. I kit di fiori sono il frutto dello studio di una botanica inedita, la sapienza nel cucire tra loro e assemblare petali, bulbi e pistilli in un bouquet random si sostanzia di una parte manuale e di una sintesi di laboratorio che origina creature apparentemente carnivore senza un corrispondente nella realtà. La riproduzione delle specie inesistenti riflette il desiderio di creare fiori mai classificati in alcun erbario perché tra loro si reinventino a piacere le parti assegnate.
Alla ceramica serve tempo. Silvia Zotta forgia volumi di maiolica dopo averli incontrati dall’età di 8 anni, prosegue per varianti minime alla ricerca della pulizia formale che arriva durante l’installazione all’interno del suo studio, come se lo spazio intorno fosse un’opera in divenire. La perfezione di solito consente minime tolleranze degli errori ma qui accetta che le forme smussate di cerchi e parallelepipedi in ceramica smaltata formino un inaspettato sistema plastico. L’artista italoargentina, presente in diverse collezioni museali e vincitrice quest’anno del Premio Faenza, vive e lavora a Milano e sogna di continuo il suo paese, prepara i titoli in prosa delle nuove opere e le invade di colori dentro forme grondanti smalto e complessità di valori. Le tecniche si stratificano: foggiatura al tornio da un lato e precisione del disegno accanto allo studio dei ritiri delle ceramiche dall’altro. Due grandi carte geografiche del Sudamerica campeggiano nel suo studio e ci ricordano di pensare che il mondo e le sue espressioni non siano scontate.
Con l’apertura dello spazio si inaugura inoltre la prima produzione di un multiplo per ogni artista invitato a presentare un lavoro site-specific in galleria. Industria e poesia, progettazione e pensiero concettuale convivono con l’assolo registico di metodo e materiali in scena.
Sipario.
Raffaella Guidobono
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gallery@unosunove.com