Benjamin Tiven
c/o
Per-Oskar Leu
terzo appuntamento del ciclo c/o – an alternate correspondence a cura di Marianne Derrien
1/9unosunove è lieta di presentare Benjamin Tiven c/o Per-Oskar Leu – an alternate correspondence, il terzo episodio del ciclo di mostre curato da Marianne Derrien. Il dialogo e la corrispondenza tra Per-Oskar Leu (Norvegia, 1980) e Benjamin Tiven (USA, 1978) ha inizio due anni fa, dal loro incontro a New York durante l’Independent Study Program del Whitney Museum e pubblicando i propri progetti di ricerca multimediale sulla rivista online Triple Canopy.
La mostra esamina alcune delle ricadute estetiche e culturali successive ai periodi di crisi politica.
Ri-articolando immagini, illustrazioni, archivi e documenti, Leu e Tiven trovano il loro punto di ancoraggio nel fenomeno primordiale (ur-phenomenon) dell’animazione, e nell’interazione tra forme naturali e strumenti tecnici. La loro corrispondenza alternata è strutturata sulla base di vari riferimenti alla figura dell’asino: utilizzata nel 1940 da Bertolt Brecht e dalla Walt Disney (nel suo famoso cartone animato Pinocchio), e negli ultimi anni sia come arma di guerra asimmetrica sia come elemento dell’immaginario militare avanzato.
Benjamin Tiven vive a Brooklyn e lavora con il video, la fotografia e la scrittura. I suoi nuovi lavori discutono la trasformazione delle forme sotto la pressione delle ideologie divergenti e della sorveglianza persistente. Two devices è una narrazione video che immagina la vita interiore di due animali: un prototipo di gabbiano robot e un asino carico di esplosivo. Attraverso queste figure, Tiven esplora un lessico sviluppato dall’esercito americano per i suoi macchinari automatizzati e le ambizioni corporative apparentemente benigne che si celano dietro l’uccello autonomo meccanico.
Il filosofo Grégoire Chamayou, nella sua Teoria del Drone, collega lo sviluppo delle armi autonome a quelle precedenti presenti nel cinema Hollywoodiano. Come nuovo meccanismo di individuazione degli obiettivi, il drone sembra essere il simbolo dell’artificialità, nato sotto il segno delle false apparenze di Hollywood. In quanto tale, riportando nuovamente le armi autonome nello spazio della narrazione video, Tiven mappa le proprie traiettorie di sviluppo su questi oggetti, fondendoli con dati spaziali e temporali. Una corrispondente serie di fotografie mostra l’arredamento tecnico di uno studio di animazione chroma key e un insieme di oggetti liminali destinati a funzionare in ambienti digitali. Altre due opere analizzano la capacità dell’architettura di deformare o impedire protocolli di produzione delle immagini spaziali della modernità. War Architecture consiste di due fotografie della cappella di Paul Virilio e Claude Parent a Nevers, in Francia, che riprende le forme dei bunker militari costieri della Seconda Guerra Mondiale. Le sculture Invisible Encampment, una serie di oggetti in plastica stampati in 3D, propongono la ripetizione e la duplicazione come meccanismi per affossare la sorveglianza aerea.
I nuovi lavori di Per-Oskar Leu, dal titolo In Praise of Learning, riguardano la lotta per l’ideologia nel settore dello spettacolo di massa: in particolare, i tentativi di Hollywood di depoliticizzare i film americani degli anni Quaranta e Cinquanta. In Praise of Learning deriva da una poesia del poeta e drammaturgo tedesco Bertolt Brecht che trascorse gli anni della guerra in esilio come sceneggiatore a Hollywood, prima di essere chiamato davanti alla Commissione delle Attività Antiamericane (HCUA) come testimone “ostile”.
L’opera consiste di un giornale murale – un mezzo di diffusione delle informazioni comunemente associato con la Russia Sovietica. Diciotto flip books sono montati con leganti in acciaio su sei pannelli di legno; le pagine provengono dai numeri del New York Times pubblicati tra il 1940 e il 1947. Una serie di 48 immagini fisse dal film d’animazione della Walt Disney Pinocchio sono state trasferite sulle pagine dei giornali d’epoca con pennarello rosso. In Praise of Learning contiene la storia del coinvolgimento di Walt Disney nella caccia alle streghe contro i cosiddetti “elementi sovversivi”, nel mondo dello spettacolo americano all’alba della Guerra Fredda. Il lavoro tenta di tracciare una linea evolutiva dal lancio di Pinocchio alla censura nella vita culturale americana.
La mostra è accompagnata da un saggio dello storico dell’arte Philip Glahn, specialista di Brecht, con cui Tiven e Leu hanno sviluppato nel tempo un dialogo collaborativo. Il testo tratta delle dimensioni tecniche, sociali, e estetiche della storia e, in occasione della mostra, sarà presentato nella forma di un poster.
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