Répétition Générale
una mostra presentata da Isabelle Sciamma
Répétition Générale è una mostra che nasce da un desiderio semplice, quello di portare nello spazio della galleria alcune importanti opere di artisti legati a 1/9unosunove mai presentate al pubblico della Capitale. La maggiore parte di questi lavori ha viaggiato all’interno di mostre istituzionali, da Parigi a Bruxelles passando per Berlino, e torna finalmente a Roma. Questa Répétition Générale sul ‘palcoscenico’ della Galleria intende anche anticipare l’ambizioso programma di mostre per la stagione 2014/2015 che avrà inizio a marzo e che vedrà come protagonisti alcuni fra gli artisti rappresentati da 1/9unosunove. Insieme a Raffaella Crispino, Per-Oskar Leu, Jamie Shovlin e Jonathan VanDyke, ha raccolto l’invito a partecipare a Répétition Générale, con alcune delle sue opere più recenti, Sergio Lombardo, che vive e lavora a Roma e per il quale la ripetizione, come scienza e metodo, è al centro della ricerca pittorica da decenni.
Raffaella Crispino | Il video Senza Titolo (Israele) (2009) è un susseguirsi di immagini riprese in Israele, ricomposte in un delicato affresco desaturato. Il video si apre con la famosa “Voice of Peace”, la radio libera che trasmetteva da una barca a largo di Tel Aviv, ed è poi accompagnato per il resto della sua durata da un suono cupo e angosciante, frutto della manipolazione del gioioso jingle della stessa radio citata in apertura. L’artista mira a restituire le sensazioni contrastanti che può dare un soggiorno in Terra Santa, dove il rumore degli elicotteri si alterna a quello dei ventilatori nei locali per turisti e la santità di Gerusalemme alla cicatrice del muro di Betlemme che separa Israele e Palestina.
Per-Oskar Leu | Crimes of the Future (2011) è a prima vista un’installazione per cani. Una serie di piccole fotografie raffiguranti cani da caccia sono posizionate ad altezza occhi di un cane di taglia media, mentre un copricapo di pelle di procione, posto al centro dell’installazione, sembra guardare le fotografie. Dagli anni Ottanta, la presenza di questi roditori, originari dell’Asia orientale, è continuata a crescere in Norvegia, tanto che è stata avviata una campagna di estirpazione dalle autorità, che considerano il fenomeno una potenziale minaccia per la tradizionale composizione della fauna norvegese. L’artista elabora un parallelismo metaforico tra questa situazione e l’emarginazione politica subita da alcuni gruppi di migranti nella Norvegia odierna.
Sergio Lombardo | La Pittura Stocastica nasce nel 1980, in voluta contro-tendenza rispetto all’ampio ventaglio di ritorni al figurativo che caratterizza quello stesso periodo. Punto di approdo delle ricerche di Lombardo sui metodi automatici che generano immagini casuali, queste opere nascono da algoritimi di sorteggio che modulano diversi parametri: le proporzioni fra colori, la proporzione fra B/N, la percentuale fra linee curve e rette, il grado di ordine e disordine, la continuità e la discontinuità. Nel loro aspetto di strutture geometriche irregolari, sono destinate, nell’intenzione dell’artista, a stimolare il mondo immaginario dell’osservatore.
Jamie Shovlin | I 24 acquarelli esposti fanno parte di Fontana Modern Masters, progetto che esamina il legame storicamente parassitario tra le belle arti e le scienze umanistiche. Pubblicati in un momento in cui le belle arti si caratterizzavano per una forte dipendenza da testi filosofici e psicologici, i libri Fontana ribaltano il rapporto tradizionale, usando le belle arti come incentivo di vendita delle scienze umane. Attraverso un’indagine scientifica sulle connessioni che intercorrono tra i colori e il design delle copertine dei libri e la loro relazione con i ‘Maestri’ cui ciascun libro è dedicato, l’artista ricrea le copertine dei dieci libri ‘persi’. Obiettivo centrale del progetto è stabilire dei valori relativi sia per i ‘Maestri’ che per i colori – in pratica facendone una classificazione – e contestare la nozione di ricerca metodologica oggettiva.
Jonathan VanDyke | Costume (Rome, Winter 2014), la tela proposta da VanDyke, mostra allo spettatore dei significanti che normalmente associamo al processo pittorico – macchie e segni di vernici colorate. Eppure l’artista forza a tal punto le possibilità della pittura che questi significanti subiscono nell’opera un processo di sfasamento. Rompendo i confini specifici del medium artistico, VanDyke lo ridefinisce, facendo confluire in esso la tessitura, la moda, la danza, il design e la fotografia. Grazie al coinvolgimento di molteplici collaboratori e alla messa in atto di processi diversi, il suo lavoro sovverte la nozione di unicità e sfida l’idea di autorialità.
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