Ivàn Navarro
a cura di Antonio Arevalo
e
Los Carpinteros
a cura di Raffaella Guidobono
In collaborazione con IILA Istituto Italo Latino Americano – Roma e con Eurofly
Ivàn Navarro (Santiago del Cile 1972) appartiene a quella generazione di artisti che dagli anni novanta rielaborano i rapporti fra modernità e contemporaneità, utilizzando come punto di partenza le esperienze delle avanguardie più puriste dell’arte moderna, dall’astrattismo geometrico al costruttivismo e all’arte concreta, fino ad arrivare al minimalismo, all’arte ottica e alle loro derivazioni più contemporanee.
Navarro gioca con il riferimento immediato al formalismo moderno trasformando, quale alchimista che è, materiali semplici in forme radianti ed estraendoli dalla convenzione. In questo fa parodia della pittura. Realizza complesse sculture luminose, sviluppa il concetto di conversione dell’energia, costruendo oggetti e installazioni specifiche con materiali d’uso quotidiano, creando situazioni che svelano veri processi di trasformazione. L’energia elettrica è stata usata nel suo lavoro in diverse forme. E se da una parte usa le possibilità energetiche necessarie per fare funzionare innumerevoli macchinari industriali e domestici, dall’altra (legato al suo uso nella società contemporanea) ci ricorda l’idea di potere che le caratterizza, come ad esempio la famigerata sedia elettrica che attualmente in alcuni luoghi degli Stati Uniti viene usata come strumento di uccisione.
Ivàn Navarro vive e lavora a New York.
Los Carpinteros, il duo cubano formato da Marco Castillo (b. 1971) e Dagoberto Rodriguez (b. 1969) alla loro prima personale italiana, vanta due Biennali dell’Havana di cui la seconda appena conclusa e una partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2005 con l’Istituto Italo-Latino Americano.
Palazzo Santacroce apre le sue porte e duplica lo spazio concesso agli artisti che il 22 giugno presentano una serie di acquerelli di grande formato nelle sale della Unosunove e l’installazione della scultura Grenada de Mano nella galleria dell’Istituto. La consacrazione di Los Carpinteros avvenne nella 7° Biennale di Havana quando presentarono una installazione di tende fatte di nylon e tubi da costruzione, poi transitata al P.S.1 prima di giungere al Museo di Honolulu e a San Francisco. Era La Città Portatile (Ciudad Transportable), che resta la loro opera più esposta ed è vista come un fenomeno globale che trascende luoghi o nazioni. Questa possibilità di andare oltre il senso comune è la cifra stilistica che accompagna da sempre il loro lavoro e dichiara la necessità di esperire significati latenti per portare alla luce una diversa percezione delle cose. Los Carpinteros mostrano la realtà il più possibile aderente a logiche inedite e propongono disegni illusori dal duplice senso, investigano le discordanze di elementi e le ambiguità insite nella natura degli oggetti, amplificano il lato assurdo delle cose per trovare spiegazioni plausibili con uno sguardo sempre molto puntuale sulla realtà. Gli artisti commentano il nostro mondo parafrasando l’architettura e gli strumenti che circondano il nostro presente, trasformano gli oggetti moltiplicandoli, fanno leva sull’istinto visionario e trasformano le committenze in dichiarazioni d’intenti. L’installazione Grenada De Mano è una grande riflessione sulla guerra da parte del duo sudamericano che nel tempo si è costruito una reputazione da giocoliere concettuale, per dare vita a opere dentro cui miscelare paradossi e metafore dell’attualità. I disegni esposti, realizzati per 1/9, sono vivaio di riflessioni per altre installazioni e allo stesso tempo rappresentano opere compiute che descrivono la manualità del segno per raggiungere il fulcro di un’idea altrimenti irrealizzabile.
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