Figure Out
Andrea Bolognino, Verdiana Bove, Natacha Donzé, Elia Fidanza, Pietro Moretti
Con la mostra collettiva Figure Out, 1/9unosunove apre le sue porte a cinque giovani pittori, tutti nati negli anni Novanta del secolo scorso, presentati per la prima volta in galleria. Pittura “generazionale” che, a testimonianza della rinnovata attenzione al medium pittorico che caratterizza il panorama artistico contemporaneo, si presenta in maniera assai sfaccettata, seppur già con interessanti caratteri di maturità.
Nelle opere degli artisti esposti notiamo, infatti, cinque modi marcatamente diversi tra loro di intendere la pittura. La restituzione di uno sguardo sul mondo diventa allo stesso tempo elemento “fisico” (non esclusivamente ottico) e “narrativo” (non esclusivamente decorativo). La superficie colorata si fa terreno di incontro/scontro tra scelte estetiche e tematiche caratterizzanti che, di volta in volta, invitano lo spettatore non ad accettarle passivamente, quanto piuttosto a decifrarle, anche attraverso gli strumenti visivi propri della contemporaneità.
Per questo motivo, il titolo della mostra prende spunto dalla locuzione inglese “figure out”, che si può tradurre in italiano come risolvere, comprendere, capire. All’interno di questa espressione domina il verbo “to figure” che, tra le varie traduzioni possibili, ha anche immaginare e raffigurare. Giocando a livello linguistico con questo modo di dire, è possibile leggere il percorso espositivo come un insieme di tentativi, in collegamento tra loro, di dare soluzione al problema pittorico della raf-figurazione nel contesto socio-comunicativo attuale. Il tutto attraverso la comprensione del potere immaginifico della pittura e con un’attenzione peculiare alla sua messa in opera.
Nella prima sala si attiva un confronto che mette in luce affinità e divergenze tra le opere rarefatte, concettuali e installative di Bolognino, Donzé e Fidanza, che sembrano quasi disintegrare e disperdere l’oggetto riconoscibile della pittura. Invece, nella seconda sala, il raffronto diretto tra Bove e Moretti rimanda a un legame più stringente con le tematiche della figurazione. Eppure, analizzando meglio i lavori, si può notare anche in Donzé, Bolognino e Fidanza una connessione con la rappresentazione della realtà, perfino quella più quotidiana e domestica. Mentre sia in Moretti che in Bove – pur con due modalità di realizzazione completamente differenti, una più satura e colorata, l’altra più eterea e intangibile – la composizione spaziale e la resa tecnica esulano da una semplicistica lettura figurativa.
Nonostante i linguaggi differenti tra loro, è chiaro come tutti e cinque gli artisti pensino “in pittura”. Una pittura che non si rifugia nell’arcaismo e che, anzi, sfrutta diversi riferimenti alla stretta attualità, la cui eco influenza forme, composizioni, scelte cromatiche, stilistiche e tematiche. La dicotomia tra materialità e virtualità dell’immagine – elemento caratterizzante del mondo contemporaneo – si fa pittura, ma senza cedere a intenti didascalici o esclusivamente descrittivi.
I cinque artisti in mostra propongono soluzioni estetiche diverse al problema della rappresentazione pittorica dell’attualità, innescando continui rimandi tra la realismo e finzione che puntano a stimolare l’osservatore, mettendo in dubbio il suo punto di vista privilegiato e lasciando a lui il compito di “risolvere” (to figure out) l’opera, traendo da ogni raf-figurazione le proprie chiavi di lettura e i propri rimandi alla visibilità contemporanea.
Andrea Bolognino (Napoli, Italia, 1991) vive e lavora Napoli. Nel suo lavoro esplora i confini tra l’umano e il non-umano, dove prendono vita immagini che si fanno oggetti vivi, animati dall’incontro tra frammenti provenienti da universi simbolici, diagrammi scientifici ed abbozzi di figurazione. La sua ultima mostra personale è stata cecità, accecamento, oltraggio, curata da Sylvain Bellenger presso il Real Museo e Bosco di Capodimonte, Napoli (2022). Ha preso parte a mostre collettive in altre importanti istituzioni, tra cui There is not time to enjoy the sun, Fondazione Morra Greco, Napoli (2020) e Open System, Museo Hermann Nitsch, Napoli (2021). Dal 2015 al 2019 è stato Art Director del festival di musica contemporanea La Digestion a Napoli.
Natacha Donzé (Boudevilliers, Svizzera, 1991) vive e lavora a Losanna. Le sue opere simulano spazi eterei dentro i quali elementi provenienti dalla nostra memoria collettiva co-esistono in un rapporto estetico privo di alcun contenuto narrativo. Tra le sue mostre personali: Natacha Donzé in der reihe seitenwagen, Kunst(Zeug)Haus, Rapperswill Jona (2022); Festins, Musée des Beaux Arts, Chaux-de-Fonds (2021); Life Savers, Unit110, New York (2018). Ha partecipato a mostre collettive in Svizzera, in Giappone, in Germania, in Repubblica Ceca e in Messico. Le sue opere sono conservate presso diverse collezioni svizzere, tra cui il Fond des Art Plastiques de la Ville de Lausanne e il Musée des Beaux-Arts de La Chaux-de-Fonds, in cui ha anche vinto il Prix Jeune Talent nel 2018.
Verdiana Bove (Roma, Italia 1996) vive e lavora a Roma. Le sue tele prendono forma a partire da fotografie della sua famiglia o provenienti da raccolte personali, che, sulla superficie pittorica, si rivelano come ricordi vividi, distinti nella memoria e al tempo stesso sfocati, indefiniti dallo scorrere del tempo. Ha recentemente presentato il suo lavoro nella mostra personale Nuove vedute di Roma, Laboratorio KH, Roma (2022). Ha partecipato a diverse mostre collettive: Materia Nova. Roma nuove generazioni a confronto, a cura di Massimo Mininni, Galleria d’Arte Moderna, Roma (2021); La danza degli opposti, Roma (2020); HideArt, Roma (2019); Progetto Lampo, Milano (2016). È co-fondatrice dell’Artist-Run Space CONDOTTO48 a Roma e della rivista di arte contemporanea Karne Magazine.
Elia Fidanza (Monfalcone, Gorizia, Italia, 1996) vive e lavora a Ginevra. Attraverso installazioni site-specific, l’artista pone in dialogo disegno, scrittura e poesia in una rete di relazioni talvolta forzate da una finzione sottostante, talvolta suggerite da una coerenza visiva. Ha recentemente ottenuto il diploma presso la HEAD – Haute École d’Art et de Design di Ginevra in Pratiche delle Arti Contemporanee. Tra le sue recenti mostre collettive: Meet me Halfway, LiveInYourHead, Ginevra (2022); Bassin, Centre Culturel de Chênée, Liegi (2021); TERRAINVAGUES, Porteus, Ginevra (2021); Erbacce, a cura di Edoardo Manzoni, Andrea Manzoni e Lorenzo Lunghi, Monza (2020). È co-autore del testo I Sensibili per l’installazione di Lorenzo Lunghi esposta alla Quadriennale di Roma (2020-21).
Pietro Moretti (Roma, Italia, 1996) vive e lavora a Roma. Il carattere narrativo del suo lavoro si sviluppa in un’atmosfera al limite tra il quotidiano ed il fantastico, in cui s’indaga la natura ambivalente e contraddittoria dei sentimenti umani, la complessità del desiderio d’appartenenza e identità nelle dinamiche maschili e il corpo come intersezione tra il personale e il sociale. Ha conseguito la laurea in pittura presso la Slade School of Art di Londra nel 2020. Nel 2022 ha realizzato la sua prima mostra personale Il Rossore dell’Asino presso la Galleria Doris Ghetta, Ortisei, Bolzano (2022). Tra le mostre collettive: I Am a Broken Mirror, Studio 11, Palazzo Orsini, Bomarzo, Viterbo (2022); Post Fata Resurgo, Firenze (2021); No Vacancy, Latina (2021); Waterways, Londra (2021); The Eternity Exhibition, Londra (2020). Nel 2020 è risultato vincitore del Robert Ross Prize.
La mostra proseguirà fino a Sabato 22 Ottobre 2022