Dan Shaw-Town
La galleria 1/9unosunove è lieta di annunciare la mostra personale dell’artista inglese Dan Shaw-Town (1983, UK).
Dan Shaw-Town utilizza un linguaggio visivo tradizionale, quello del disegno: le opere si rifanno a un modello elementare fatto di righe e segni di matita, un’estetica di carattere collettivo spesso considerata come elemento di sottofondo, acquisito, ordinario, e che per questo richiede una nuova lettura.
Shaw-Town piega, sgualcisce, appiattisce e rielabora i disegni così da farli diventare lucidi e al contempo consumati, per scoprirne il potenziale nascosto. I disegni sono cancellati, levigati con la sabbia e dipinti per ottenere una varietà di superfici e trame, molte delle quali sembrano a prima vista non relazionarsi perfettamente con il foglio.
Così Shaw-Town riprende quello che è il processo artistico elementare e ricorrente, appurato, del ricoprire il foglio con segni di grafite. Sebbene a un primo sguardo le opere possano apparire prove di un amore per la più scarna pittura minimalista di matrice Stelliana, presto diviene chiaro che le opere mostrano invece un atteggiamento di totale irriverenza verso questo movimento: le superfici consumate, infatti, anziché privare, aggiungono e mettono a nudo i segni visibili del processo di creazione di un’opera, e mostrano quelli che sono i processi fisici e i codici estetici reiterati compiuti dall’artista.
A metà strada tra il disegno e la scultura, ogni singolo pezzo è composto da fogli di carta ricoperti da uno spesso strato di matita, piegati, maneggiati e spiegazzati per creare superfici e segni compositivi differenti. La vernice spray, utilizzata sia come base su cui ‘stendere’ la grafite sia come rifinitura, svolge la funzione di strumento per influenzarne il comportamento anziché essere un puro elemento aggiuntivo. I lavori presenti sui tavoli d’acciaio sono disposti in maniera stratificata rendendo così i disegni non totalmente visibili, come fossero cumuli di progetti non riusciti, accantonati, presentati quasi come opere da nascondere.
C’è una tensione leggermente inquietante nel sapere che ciò che appare come un momento temporaneo, simbolo del mutamento del tempo è di fatto un punto di sosta finale: gli elaborati visivi, quasi sculture, con la loro bidimensionalità e quiete visiva sono interessati alle molteplici configurazioni del potenziale estetico più di ogni altra cosa, cercando di mettere in crisi simboli e significati ricorrenti, collettivamente acquisiti.
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