Corpi d’aria
In occasione della recente pubblicazione dell’ultimo libro fotografico dell’artista, Aquila, edito da Hatje Cantz, con la grafica di Giulia Boccarossa ed un testo critico di Stefano Chiodi, la Galleria1/9unosunove ospita per la prima volta una mostra personale di Stefano Cerio nei propri spazi a Palazzo Santacroce. Il progetto espositivo, già al centro di una importante mostra presso il Maxxi L’Aquila, viene presentato a Roma per la prima volta nell’ambito di un programma di incontri in presenza dell’artista – fra i quali la serata di presentazione del libro che avrà luogo in galleria nel corso della mostra.
La pubblicazione raccoglie le immagini del progetto fotografico realizzato in Abruzzo tra il 2019 e il 2021. La serie fotografica di Cerio – insieme al video d’artista Aquila – immortala in diverse stagioni dell’anno luoghi fortemente onirici ed evocativi, in bilico tra mito e leggenda, mettendo a confronto la durezza, la solidità, i colori tenui della scarna montagna abruzzese con l’inconsistenza, l’instabilità e l’innaturalezza dei gonfiabili da Luna Park. L’accostamento che ne risulta è un’immagine morbidamente stridente dal sentore metafisico. Stefano Chiodi nel suo Corpi d’aria (da cui il titolo della mostra) paragona i gonfiabili di Cerio a “solitari performer inorganici” di cui l’artista e la sua macchina fotografica sono solo testimoni; mentre a noi, osservatori distanti, queste “presenze abbandonate nello spazio appaiono come allusione non celata di volatilità.
Il lavoro di Cerio richiama la fotografia d’ispirazione documentaria identificata nella scuola di Düsseldorf ed in particolare nei coniugi Becher; ed anche le esplorazioni degli spazi periferici condotte da fotografi-artisti come Stephen Shore e Lewis Baltz. L’artista guarda a questi esempi mantenendo grande libertà espressiva e combinando un pungente gusto ironico e una costante, benché altamente codificata, attenzione al panorama sociale contemporaneo.
Nella sua decontestualizzazione dal quotidiano, questo ciclo fotografico si ricollega ad altre serie dell’artista, come Cruise Ship (2014) dove una grande nave da crociera è presentata come un teatro deserto di fantasie di evasione, un finto paradiso del consumo alla portata delle tasche poco profonde della smarrita piccola borghesia occidentale.
Aquila introduce un elemento decisivo, un tratto performativo, una tensione ed un movimento che danno ai gonfiabili una risonanza diversa, per un verso più drammatica, e segnalano l’aprirsi di un’ulteriore fase nel percorso dell’artista.