Carla Mattii
Rumore Bianco
La galleria 1/9 unosunove è lieta di annunciare la prima mostra personale a Roma dell’artista italiana Carla Mattii (1971, Fermo). La sua indagine artistica da anni si concentra sullo studio e sull’esplorazione di quella linea, a volte sottilissima, che separa realtà e finzione, bellezza naturale e bellezza artificiale. Attraverso la fotografia, la pittura e la scultura Carla Mattii ha dato vita nel corso del tempo ad un personalissimo erbario, ad una serie composizioni floreali risultato di creazioni ibride e innesti artificiali.
Denominatore comune è sempre la manipolazione di un elemento naturale attraverso ciò che offrono le nuove tecnologie: elaborazione digitale, scanner tridimensionali, processi di prototipazione rapida. Tutti strumenti che le permettono di dedicarsi a quell’attività che da sempre occupa l’uomo: imitare la natura, per poi modificarla o addirittura migliorarla secondo le proprie necessità o velleità.
In occasione della mostra Rumore Bianco Carla Mattii ha compiuto un importante passo in avanti in questo percorso esplorativo. La realizzazione di due imponenti installazioni, ospitate negli ampi spazi espositivi della galleria 1/9 unosunove, che ribadiscono in maniera rigorosa la lucida volontà di intervenire non solo sulla forma ma soprattutto sulla geometria interna della natura.
Uno dei due lavori, Waiting for the rain, riprende la forma di un antico strumento musicale e cerimoniale sudamericano, il “palo de lluvia” o “rainstick”, amplificandone la funzione grazie ad una serie di sovrastrutture altamente tecnologiche. La macchina, come l’arcaico strumento originale a cui si ispira, riprodurrà artificialmente il rumore della pioggia, sulla base di un automatismo legato alle necessità di umidità delle vere piante presenti. In aggiunta, l’odore virtuale del “durante la pioggia” pervaderà l’ambiente, grazie alla diffusione di un’essenza sintetica che ne riproduce le caratteristiche olfattive. Due elementi esistenti in natura vengono dunque ricreati interamente “in laboratorio”, e l’unico elemento naturale saranno le piante, adibite alla regolarizzazione del ciclo della macchina.
Non si tratta di mimesi della natura, ma dell’evocazione simbolica di una post-natura in un luogo completamente diverso da quello in cui siamo abituati ad osservare i fenomeni naturali.
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